martedì 11 marzo 2008

Approdare su isole ecologiche in un mare di rifiuti

Rinnovare una casa un po’ datata è un impegno oneroso, sia da punto di vista economico che ecologico. Eppure a volte si crea questa necessità.
Il mio ultimo trasloco ha scatenato nella mia coscienza vere e proprie battaglie tra il voler rinnovare oggetti e arredamento e, nel contempo, l’assoluta volontà di non inquinare gettando indiscriminatamente tutto come se fosse normale spazzatura.
Quindi mi sono imposta di vagliare attentamente la “roba vecchia”: il primo sforzo che faccio è separare le cose che proprio non sono più utilizzabili perché deteriorate dal tempo da quelle che potrebbero aver ancora un utilizzo diverso dall’originario.
I primi oggetti, se non sono proprio fatti di un unico materiale riciclabile o non sono smontabili in parti da differenziare, vanno poi non in un comune cassonetto (o fuori addirittura, come molta gente, purtroppo al giorno d’oggi fa) ma in una busta che viene da noi diligentemente portata all’isola ecologica più vicina al nostro centro abitato.


Di recente ho avuto modo di visitarla e con mia grande sorpresa ai miei occhi si è presentata un’area molto simile ad un... parco giochi! Sì, la società di raccolta dei rifiuti della zona si è proprio sbizzarrita nella costruzione di grandi container semi-aperti dalle forme più strane, per accogliere, forse a scopo didattico, le balle dei differenti materiali da riciclare.
Molto originale come presentazione, ma... c’è sempre un ma!
All’atto della consegna dei materiali ti devi provvedere di un carrello per la pesa, che trovi lì accanto al gabbiotto del personale. Una persona ti “accoglie” (sarebbe gradito un sorriso, anche se invece trovi il personale molto “seccato”), e valuta di che materiali sono fatti gli oggetti, dicendoti in quale container devi portarli. Dopo la pesa e dopo aver dato i tuoi dati, puoi dirigerti ai container che sono chiaramente contrassegnati dal nome del materiale da depositare. Quindi trovi carta, metalli, materiali legnosi, macerie, rifiuti elettrici/elettronici, pile, oli esausti e molti altri tra cui un container di materiale vario.
L’unico aspetto non proprio gradevole ai propri occhi è che in questi container veri e propri per lo stoccaggio trovi veramente delle cose che non ti saresti mai aspettato, ma è decisamente deludente che gran parte delle cose che io pensavo potesse essere classificato in base ad un unico materiale riciclabile, mi è stato invece indirizzato al materiale vario, di cui dubito ci sia un ulteriore smistamento.
Ho chiesto poi al personale addetto spiegazione su dove procurarmi una compostiera ma ho capito che il comune non ne mette a disposizione agli abitanti della città. Un signore che si trovava lì mi ha suggerito alcuni punti vendita, comunicandomi però che il compostaggio domestico non è affatto semplice. Io ho prontamente risposto che ora come ora è una cosa che va fatta, se si può, anche con un certo impegno, e lui ha aggiunto: “E sì, adesso va di moda!”.
Mah!
Alla fine della gita davvero molto istruttiva sono andata via non delusa ma più convinta del fatto che alla fine i rifiuti è meglio non produrli proprio o per lo meno cercare di produrne il meno possibile... anche meglio che riciclarli.

1 commento:

  1. mentre per la cara danda era la prima volta... io ero già abituato alla "calda accoglienza" del personale dell'oasi ecologica e dal suo originalissimo "design"... ed ero anche felicemente abituato a vedere sempre tante altre persone che, come i sottoscritti, andavano all'oasi a scaricare la loro "monnezza", piuttosto che abbandonarla al primo angolino al di fuori di occhi indiscreti... per cui vedo che, almeno tra i miei nuovi concittadini, c'è voglia di non inquinare e distruggere il bel paesaggio che ci circonda... speriamo che questa "moda" non passi mai ed anzi si diffonda sempre più!!!

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