Le passioni fanno una
persona e non esiste una persona senza passioni. Perché la vita è
un complicato intreccio di razionalità ed irrazionalità, di mente e
cuore, in cui è molto difficile orientarsi. Questa sono io. Un
caleidoscopio di passioni, di sentimenti, di idee in cui io stessa
fatico ad inquadrarmi.
Tante persone – compresi
voi che mi leggete – mi conoscono per la mia passione per la natura
e per la dedizione ad uno stile di vita ecosostenibile. Tante altre –
che raramente giungono qui sul blog ma che mi conoscono sui social –
sanno della mia altra grande passione, quella verso un gruppo
musicale che ha segnato la mia vita da quando avevo 22 anni, i
Cranberries.
Un gruppo amato e
tormentato per tanti motivi, ma che ha, in ogni caso, scritto la
colonna sonora di milioni di persone nel mondo e di cui si è tornato
a parlare un mese fa, per la scomparsa di Dolores O’Riordan. Il 15
gennaio 2018 la sua incredibile voce si è spenta insieme al suo
gracile corpo. E per me, sì, il mondo si è fermato!
Quella sera, quando una
persona di famiglia mi ha dato la notizia, mi si è gelato il sangue,
come se metà del mio cuore avesse smesso di battere. Non sto
scherzando e non sono pazza (o forse solo un po’). Non è facile
trovare le parole per spiegare cosa è successo in quell’attimo e
subito dopo. Ma sono più volte stata tentata di dare semplicemente
una spiegazione razionale ad una cosa fuori da ogni schema e ho
deciso di farlo qui sul mio blog. Per rivelarvi qualcosa in più di
me, per dare una giustificazione a tutto questo silenzio, per
ricomporre i miei pezzi.
Dolores O’ Riordan per
me non era solo la cantante del mio gruppo preferito.
Iniziai a seguire i
Cranberries verso la fine del 1994, quando in tv mandavano in onda il
video di una bellissima canzone “Dreams”: lei, vestita di bianco,
rincorreva un cavallo pazzo nel bel mezzo della natura irlandese.
Quell’Irlanda e quella sua voce, che cantava di un cambiamento di
vita, di un sogno che si realizza e di un amore ritrovato, mi
rapirono. All’università trovai un free-press magazine con una
loro foto e le date dei loro primi concerti in Italia (che non
riuscii a vedere) e da allora li inseguii, come lei rincorreva nel
video quel cavallo bianco. E scoprii le loro melodie cupe ma
struggenti, atmosfere oniriche, una musica semplice che, però,
arrivava dritta al cuore. Difficile non restarne persi.
Difficile era per me quel
periodo, segnato dal dolore e dalla difficoltà di studiare lontano
da casa e non poter fare niente per fermare l’inarrestabile
progredire di vicende infelici in famiglia. Sognavo, sognavo anch’io
un cambiamento e un amore che mi facesse cambiare idea sull’amore,
sognavo una vita diversa, felice. E la felicità, con i Cranberries,
non tardò ad arrivare: insieme alla mia sorellina comprai tutti i
loro dischi, comprai una chitarra per imparare a strimpellare questa
musica che mi piaceva tanto, risposi ad un annuncio di un fan dei
Cranberries come me, mettemmo su un fan club e lo chiamammo proprio
“Dreams”. Di lì in poi la mia vita cambiò improvvisamente.
Conobbi centinaia di persone che amavano la stessa musica, scambiavo
con loro chiacchiere al telefono e pile di corrispondenza, conobbi
giornalisti e persone dell’industria musicale. E conobbi il mio
amore.
Il mio fu un vero e
proprio cambiamento e non solo nei gusti musicali, ma anche nello
stile di vita, nella leggerezza del pensiero, nei rapporti con le
persone, nel vestire, nel fisico e persino nel portare i capelli. Non
era imitare, era voglia di provare sentimenti nuovi, era voglia di
essere diversa, di sentirmi più viva, di sentirmi più libera dai
soliti schemi, da ciò che dice la gente, di sentirmi amata e
circondata da affetto.
Con il tempo il fan club
divenne un team riconosciuto dalla casa discografica e dalla stessa
band, Cranberries Italia, che io ed il mio (allora) compagno
gestivamo insieme al sito internet. Fu un riconoscimento
importante che ci portò ad incontrare i Cranberries in più di un
occasione e a capire quali meravigliose persone ci fossero dietro
Dolores, Noel, Mike e Fergal. Persone semplici, consapevoli di quanto
la loro musica stesse facendo intorno a loro, senza che questa
consapevolezza li portasse a perdere il contatto con la realtà e con
gli affetti di tutti i giorni. Un aspetto che me li ha fatti amare
ancora di più.
Insieme a Paolo e ai tanti
fan, nel frattempo ormai amici, abbiamo fatto tante follie per i
nostri musicisti del cuore: dormito fuori nelle stazioni, nei pullman
o nei treni per andare ai concerti, realizzato a mano striscioni e
coreografie per i concerti, organizzato raduni, fatto lunghi viaggi
nella neve, file fuori dai palazzetti per non parlare dell’impegno
costante nel tenere aggiornato e vivo un sito e una community
social... cosa si fa, quando si è fan!
Infine io e Paolo due anni
fa, dopo vent’anni di follie insieme, abbiamo finalmente coronato
il nostro sogno: abbiamo “dato una forma” a quella che è stata
praticamente una vita trascorsa insieme, segnata a tutti gli effetti
dalla musica dei Cranberries.
In tutti questi anni sono
cambiate tante cose. Ho continuato ad amare, in modo differente, la
mia famiglia, mai rinnegando i miei sentimenti per chi mi ha fatto
nascere e crescere, anzi, forse rafforzandoli ancora di più. Ho
conosciuto da vicino veramente centinaia di persone con la
stessa passione, ho imparato a conoscere le varie sfaccettature
dell’animo di un fan, ho stretto tante amicizie diventate
fondamentali, ho conosciuto persone fantastiche del mondo della
musica, quelle che di nascosto fanno diventare un artista grande.
Insomma, in tutti questi anni io sono diventata quella che sono: una
persona sensibile, che prova a cercare sempre il lato positivo delle
cose, che ama il mondo, la natura, gli esseri umani, la musica e che
vive per amore.
E Dolores è sempre stata
lì, una voce familiare nelle mie orecchie, un sorriso disarmante che
quando ti era davanti ti lasciava sempre senza parole, quella sorella
maggiore che ti diceva di inseguire i sogni, il proprio istinto, di
sentirti libera, di non andare troppo a fondo, che poteva essere
troppo tardi, che bisogna vivere per l’amore che abbiamo, non per
la realtà...
Dolores O'Riordan - Napoli 2000 - ph. Loredana Cramarossa |