Eccoci alla seconda puntata del mio racconto...
La scorsa volta abbiamo parlato di lavoro, esagerando per aver toccanto troppi argomenti, ma ci tornerò sopra approfondendone alcuni.
Oggi invece racconterò delle attenzioni che cerco di avere nel fare la spesa, perché è da qui che si può cominciare a ridurre i rifiuti, che è meglio di riciclarli.
Fare la spesa per me è un impegno, innanzitutto perché comporta una rapida ricognizione della dispensa, del frigorifero... mi armo di uno di quei blocchetti self-made e comincio a scrivere una lista ragionata.
Seconda importantissima azione: armarsi di sacchetti (o come le chiamano qui "sportine") secondo quantità e tipo di acquisto. Va benissimo riutilizzare i sacchetti di plastica già accumulati in precedenza, accuratamente piegati a triangolo, ma è molto meglio avere dei sacchetti in tela o in juta riutilizzabili e lavabili all'infinito, nonché delle comode "borsine" per gli alimenti surgelati che sono indistruttibili. Tutto questo per evitare che poi tornati a casa siamo invasi di sacchetti (quasi sempre rotti) che vanno a finire nella spazzatura.
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Il terzo passo è la scelta del supermercato. In una città come Roma avevo più possibilità, ma qui in Romagna fortunatamente ci sono piccoli negozi e grandi ipermercati vicini ai centri abitati. Nei piccoli supermercati ci si arriva a piedi o in bicicletta come fanno molti e si può scegliere più pacatamente i prodotti, magari trovando vere specialità locali sul banco della gastronomia. Nei centri commerciali c'è di sicuro più scelta e varietà di prezzi, però spesso la roba è scadente e poiché per antonomasia sono i posti più caotici e frequentati (specie nei weekend) va a farsi friggere il tentativo di valutare bene quello che si sta acquistando, che per me è fondamentale.
C'è anche da aggiungere che alcuni supermercati hanno un occhio di riguardo in più per il biologico e l'ecologico offrendo delle specifiche linee di prodotti e allora se si può si punta a quelli.
Messo il piede nel regno del consumo, cerco di non farmi trascinare da uno dei miei peggiori difetti quello di farmi abbagliare (forse per deformazione professionale) da prodotti ben confezionati e accattivanti nella grafica.
Anzi tutto ciò che cattura la mia attenzione è oggetto di indagine scrupolosa:
• Innanzitutto
la data di scadenza per i prodotti freschi, che significa avere in mente di consumare subito i prodotti con la data più vicina o evitare di ritrovarmi poi a cestinare subito qualcosa di avariato.
•
La provenienza. Meglio se i prodotti sono locali perché il loro trasporto inquina meno e al massimo se proprio devono essere importati preferisco quelli del commercio equo e solidale.
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Il tipo di allevamento. Per le uova per esempio meglio il biologico o "all'aperto", da evitare assolutamente quello in gabbie e se possibile anche quello "a terra". Attenzione perché l'indicazione è spesso scritta in maniera microscopica.
•
Il tipo di coltivazione. Meglio biologica, no ogm, e se possibile con marchio IGP (indicazione geografica protetta) che dà indicazione sulla provenienza del prodotto.
•
La povertà della confezione, ossia meno involucri possibili, meno scatole cinesi, meno rifiuti!
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La riciclabilità della confezione e la chiarezza delle informazioni grafiche e non (meglio se il materiale è carta, vetro o alluminio e se è plastica preferire quelle biodegradabili al 100%).
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L'ecologicità o biodegradabilità (meglio se al 100%) dei detergenti e prodotti sia per l'igiene personale che per la casa, includendo l'usa e getta (carta assorbente, fazzoletti, tovaglioli).
• Infine
l'occhio al prezzo. Vero è che il biologico costa ancora molto, ma in alcuni casi la discrepanza tra i prezzi non è eccessiva e l'acquisto ne vale sia come qualità che come sapore.
Ecco che me ne torno a casa con la mia bella spesa ragionata. Alla faccia di tutti quelli che un po' isterici escono dai supermercati coi carrelli pieni zeppi di schifezze e roba inutile.
Avrò sicuramente "perso" del tempo in più ma guadagnato in salute e perché no risparmiato un po'.
Il tutto anche con l'obiettivo in mente di ridurre i rifiuti, come ormai è consuetudine di molte semplici persone sulla faccia di questa terra (se avete un po' di dimistichezza con l'inglese vi consiglio Mrs Average del blog
The Rubbish Diet che fa lo "
Shopping with waste in mind"!).